Daniele Ferrero

4. Precisazioni sulla traduzione del testo

Cap. 3     Cap. 5

 

Nella sua forma più antica l'I CHING comprendeva unicamente la sentenza generale di ciascun esagramma e le sentenze delle sei linee mobili. Questa sezione, chiamata ZHOUYI, è attribuita dalla tradizione al re Wen, che avrebbe scritto le sentenze degli esagrammi, e al duca di Chou, ritenuto l'autore delle frasi oracolari delle linee mobili. La redazione dello ZHOUYI è databile approssimativamente al 1100 a.C.

Allo ZHOUYI si sono aggiunti, nei secoli successivi (fino al III sec. a.C.), i numerosi commenti (chiamati Le Dieci Ali) redatti dalla scuola confuciana  - e anche da altre scuole filosofiche cinesi - che hanno costituito la prima interpretazione filosofica del testo originale e hanno dato all'I CHING la sua forma attuale.

La traduzione del cinese antico in una lingua occidentale comporta non pochi problemi, soprattutto perchè alcuni ideogrammi hanno progressivamente mutato il loro significato nel corso dei secoli. Fino a pochi anni fa, la traduzione ritenuta da tutti gli studiosi come la più fedele era quella di Richard Wilhelm, pubblicata nel 1923 e tradotta in italiano nel 1955 per casa editrice Astrolabio (I King, il libro dei mutamenti, a cura di R. Wilhelm, ed. Astrolabio, Roma 1955) e, successivamente, nel 1991 per le edizioni Adelphi (I Ching, il libro dei mutamenti, a cura di R. Wilhelm, ed. Adelphi, Milano 1991).

Negli ultimi anni, il progresso degli studi sul cinese dell'età del bronzo ha permesso di raggiungere una comprensione molto più precisa del linguaggio originale dello ZHOUYI. Tali studi hanno ricevuto un notevole impulso anche grazie alla scoperta, avvenuta nel 1973, della più antica versione conosciuta dello ZHOUYI: si tratta del cosiddetto manoscritto Mawangdui che, in alcuni punti, differisce dal testo tradizionale, anche per quanto riguarda l'ordine degli esagrammi. Di conseguenza, sono state pubblicate nuove traduzioni che hanno emendato alcuni errori o inesattezze della versione di Wilhelm. Valga per tutti l'esempio del termine zhen, tradotto sempre da Wilhelm come "perseveranza": si è oggi scoperto che questo termine, nel cinese antico, aveva semplicemente il significato di "oracolo", quindi la frase spesso ricorrente in Wilhelm "propizio per perseveranza" andrebbe invece tradotta come "propizio oracolo" o "l'oracolo dà un responso propizio".

Purtroppo le traduzioni dell'I CHING che risultano, allo stato degli studi attuali, tra le più fedeli sono ancora del tutto sconosciute al lettore italiano, in quanto pubblicate finora unicamente in lingua inglese. Una traduzione che è assolutamente indispensabile tenere presente come punto di partenza oggi è senza dubbio quella di Richard Rutt (Zhouyi, the book of changes, a new translation with commentary by Richard Rutt, Curzon, New York 2002), che ha introdotto grandi novità delle quali parleremo tra poco. Altre traduzioni  degne di rilievo sono quelle di Huang (che però spesso si mostra ancora troppo dipendente dalla versione di Wilhelm), di Lynn (notevole soprattutto per la grande quantità di commentari aggiunti) e di Shaughnessy (che traduce però esclusivamente il manoscritto Mawangdui). (Vedi Bibliografia).

In Italia, un significativo passo avanti è stato compiuto con la pubblicazione, nel 1996, della versione dell'I CHING curata dalla Fondazione Eranos (I Ching, il libro della versatilità, a cura della Fondazione Eranos, ed. RED, Novara 1996). Questa versione ha il grande pregio di rispettare "alla lettera" il testo tradizionale cinese, traducendo gli ideogrammi uno per uno nell'ordine in cui si presentano, a discapito della sintassi italiana. Un ampio apparato di note fornisce poi, per ciascun ideogramma tradotto, altri significati principali possibili. Tuttavia, come giustamente fa rilevare Rutt, questa versione non si può chiamare propriamente una "traduzione", in quanto il mancato rispetto della sintassi delle lingue moderne rende spesso del tutto oscuro il senso anche delle frasi più semplici e il risultato finale è quello di "un astratto mosaico di parole" (Rutt, op. cit., p. 82).

Per tutti questi motivi abbiamo ritenuto che una nuova traduzione del testo dell'I CHING, accessibile al pubblico italiano e in linea con gli studi più recenti, fosse indispensabile e ci siamo sobbarcati il non facile compito di affrontarla. Non essendo dei sinologi, la nostra traduzione non pretende certo di avere l'autorità di quelle citate precedentemente. Prefiggendoci un obiettivo decisamente più modesto, il nostro lavoro è consistito essenzialmente nel confronto accurato delle migliori e più recenti traduzioni - in primo luogo quella di Rutt, che è stata raffrontata costantemente con la classica versione di Wilhelm, con quella della Fondazione Eranos, con quella di Huang e con altre ancora - per ricavarne un testo il più possibile fedele all'originale ma anche sufficientemente chiaro e comprensibile per il lettore italiano.

Il testo che abbiamo ottenuto è comunque un lavoro originale che non si può semplicemente considerare una versione riveduta e corretta di quella di Wilhelm o una traduzione dall'inglese del libro di Rutt. In particolare, più volte ci siamo discostati da quest'ultimo autore per un insieme di motivi che intendiamo chiarire.

Il lavoro di Rutt è sicuramente quello di uno studioso molto serio e scrupoloso ma anche fortemente critico nei confronti del valore filosofico e divinatorio dell'I CHING, del quale siamo invece fermamente convinti. Il suo obiettivo è dichiaratamente quello di riportare il testo originale dello ZHOUYI al significato che doveva probabilmente avere per la civiltà cinese dell'età del bronzo durante la quale fu scritto. Egli ritiene che stessi commenti filosofici delle Dieci Ali abbiano spesso travisato il significato di molte sentenze dello ZHOUYI a causa del mutamento semantico che alcuni termini avevano subito nel corso di almeno cinque o sei secoli (tale infatti sembra essere il periodo minimo che separa la redazione dello ZHOUYI da quella delle Dieci Ali).

Di conseguenza, quando Rutt si trova nella condizione di dover scegliere tra una traduzione più astratta o filosofica di un ideogramma e una più concreta e pragmatica sceglie sempre la seconda, con il risultato che anche la maggior parte dei nomi stessi degli esagrammi viene tradotta in modo radicalmente diverso da quella comunemente nota. Per fare qualche esempio, potremmo citare il caso degli esagrammi 15 e 16, il cui nome è tradotto da Wilhelm, e da quasi tutti gli autori, rispettivamente con: "Modestia" e "Fervore" e che in Rutt diventano invece: "Topo" e "Elefante", con la conseguenza che anche le sentenze delle rispettive linee mobili cambiano radicalmente. Ad esempio la seconda linea mobile dell'esagramma 15, tradotta di solito: "Modestia che si estrinseca", diventa in Rutt: "Topo che squittisce", mentre la quarta linea mobile, resa di solito con "Modestia coraggiosa", diventa in Rutt: "Topo che lacera". Se comunque il topo e l'elefante possono ancora essere intesi come simboli di modestia o piccolezza e di fervore o grandezza, ci sono molti casi in cui una traduzione concreta e non simbolica del termine mostra la sua inadeguatezza rispetto ad altre parole della stessa sentenza. Ad esempio, l'esagramma 52, tradotto solitamente con "Arresto", è reso da Rutt col termine: "Spaccare" in quanto viene riferito dall'autore al sacrificio umano di un prigioniero il cui corpo viene progressivamente lacerato per asportarne gli organi. Così, la quinta linea mobile dello stesso esagramma, tradotta di solito: "Arrestare (cioè: tenere ferme) le proprie mascelle. Le parole sono ordinate", diventa in Rutt: "Strappare le mascelle. Lamentele all'interno della legge". Ora, se la traduzione usuale ha il significato di frenare la propria bocca, così che le parole che ne escono siano corrette, nel caso della traduzione di Rutt è sicuramente meno chiaro il nesso tra l'asportazione rituale delle mascelle e le "lamentele all'interno della legge", cioè appunto le parole che non devono infrangere le norme legali.

Gli esempi potrebbero moltiplicarsi considerevolmente; ricordiamo ancora il caso più eclatante che riguarda il termine cinese fu, tradotto solitamente con "sincerità" o "fiducia". Tale termine, secondo Rutt, ha subito nei secoli una profonda trasformazione semantica in quanto in origine doveva significare "prigioniero"; dato che il prigioniero è sottomesso, quindi remissivo, il termine ha finito col significare "remissività", "fidatezza" e quindi "sincerità". Per questo motivo, Rutt traduce sempre l'espressione cinese you fu, che viene resa di solito con "essere sinceri" o "possedere sincerità", con "sacrificare prigionieri". Questa espressione però, già al tempo in cui furono redatte le Dieci Ali, aveva acquisito il significato di "essere sinceri" e pertanto Rutt la traduce appunto in questo modo quando riporta i commentari delle Dieci Ali. Questo procedimento, cioè tradurre un termine o una frase in due modi diversi a seconda che appaia nello ZHOUYI o nelle Dieci Ali, è piuttosto frequente nella versione di Rutt.

Ora, non vogliamo negare che quello individuato da Rutt possa essere stato il reale significato delle sentenze dello ZHOUYI per la civiltà dell'età del bronzo ma sta di fatto che è grazie all'elaborazione filosofica operata dai commentari delle Dieci Ali che il libro è diventato il testo classico per eccellenza della filosofia cinese. Sminuire il valore di questi commentari, traducendo i termini delle sentenze così come forse erano intesi cinque o sei secoli prima e in modo diverso da come gli stessi termini vengono resi nei commentari, potrà essere anche più corretto da un punto di vista storico ma ha come risultato, in primo luogo, di disorientare il lettore e, soprattutto, di demolire la coerenza e il valore filosofico - nonché divinatorio - dell'I CHING (che infatti è l'obiettivo finale di Rutt).

Quindi, pur accettando molte delle emendazioni che Rutt introduce, soprattutto per quanto riguarda la divisione delle frasi, la loro punteggiatura, il valore di certi termini e un insieme di altre particolarità che chiariremo tra poco, nella nostra traduzione abbiamo deciso di rendere gli ideogrammi cinesi col significato che essi avevano dal momento in cui furono elaborati i primi commentari filosofici e che, salvo alcune significative eccezioni come quella del termine zhen citato all'inizio, hanno mantenuto ancora oggi. Ed è la stessa linea che è stata seguita dalla stragrande maggioranza dei traduttori, sia classici che più recenti.

In definitiva, la nostra - a differenza di quella di Rutt - non è la traduzione dello ZHOUYI dell'età del bronzo ma dell'I CHING così come fu inteso dalle scuole filosofiche cinesi a partire dalla redazione delle Dieci Ali, che hanno avuto il grande merito di aver elevato un testo, che forse era nato come oscuro oracolo per risolvere questioni relative alle spedizioni militari e al sacrificio dei prigionieri, al rango di un libro di grande spessore filosofico e di indubbio valore divinatorio, il cui scopo è di rappresentare in 64 simboli tutti i possibili stati di mutamento del cosmo e dell'esistenza umana. 

 

Criteri adottati nelle singole sezioni del testo originale

Concludiamo questa introduzione analizzando brevemente i criteri adottati per la traduzione delle singole sezioni che, nella pagina dell'esagramma, compaiono sotto la voce "TESTO ORIGINALE" (colonna in basso a sinistra). Lo scopo di questa analisi è essenzialmente quello di evidenziare le novità della presente traduzione rispetto a quella classica di Wilhelm, comunemente nota al pubblico italiano.

Una descrizione completa del contenuto delle pagine, del significato dei vari testi e del loro utilizzo divinatorio si può trovare nel capitolo 3, dedicato all'interpretazione dell'oracolo, sotto la voce: Il testo dell'I CHING: analisi dei contenuti (i links dei titoli elencati qui di seguito rimandano appunto alle suddette analisi specifiche).

Una premessa è necessaria per quanto riguarda il titolo dell'esagramma che compare all'inizio della pagina. Dopo il numero d'ordine dell'esagramma secondo la sequenza tradizionale, abbiamo riportato due traduzioni possibili del titolo: la prima è quella adottata da Wilhelm e la seconda (in carattere corsivo) è quella scelta da Huang. Non abbiamo invece riportato i titoli alquanto insoliti scelti da Rutt per i motivi spiegati precedentemente.

Sotto la voce "TESTO ORIGINALE" è riportato il testo completo dell'I CHING. Il testo dello ZHOUYI appare in caratteri più grandi; i commenti tratti dalle Dieci Ali sono riportati in corsivo.

Vediamo in primo luogo i criteri adottati per tradurre i testi dello ZHOUYI. Trattiamo congiuntamente la sentenza generale dell'esagramma e le sentenze delle linee mobili dato che i criteri sono identici.

 

    Sentenza generale dell'esagramma e Sentenze delle Linee mobili

Come abbiamo spiegato nel capitolo 3, la particolare formattazione del testo (normale, grassetto, sottolineato) ha lo scopo di evidenziare i quattro (o al minimo tre) elementi che si possono distinguere all'interno delle sentenze. L'identificazione degli elementi segue quella proposta da Rutt, a sua volta basata sugli studi di Shaughnessy. Gli elementi sono così indicati:

Difficilmente una sentenza comprende tutti e quattro questi elementi. Spesso uno o due (compreso l'oracolo o il pronostico) possono mancare.

Il pronostico può presentare sette espressioni differenti. Le indichiamo nella seguente tabella con la trascrizione dei termini cinesi, la traduzione di Wilhelm, della Fondazione Eranos e quella da noi utilizzata, basata su Rutt:

Termine cinese trad. Wilhelm trad. Eranos nostra traduzione (Rutt)
yuan ji Sublime salute Sorgente, significativo Totalmente fausto
da ji Grande salute Grande, significativo Molto fausto
ji Salute Significativo Fausto
wu jiu Nessuna macchia Senza errore Nessuna sfortuna
li Pericolo Avversità Pericoloso
jiu Macchia Errore Sfortuna
xiong Sciagura Insidia Disastroso

L' osservazione comprende spesso uno di questi due termini: hui e lin. In questo caso, nella nostra traduzione, ci siamo discostati da Rutt, in quanto ci è sembrato troppo generico nella scelta lessicale, come mostra la seguente tabella:

Termine cinese trad. Wilhelm trad. Eranos trad. Rutt nostra traduzione
hui Rimorso Pentimento Guaio Rimpianto
lin Umiliazione Vergogna Pena Umiliazione

 

In generale, sia nella sentenza dell'esagramma che in quelle delle linee mobili, la divisione del testo e quindi la punteggiatura delle frasi segue fedelmente quella proposta da Rutt. Rispetto alla traduzione classica di Wilhelm si noterà come le frasi tendano ad essere spesso più brevi e laconiche, ciò soprattutto allo scopo di non introdurre connessioni tra le proposizioni che non appaiono nel testo originale e risulterebbero quindi arbitrarie. Inoltre, la distinzione dell'oracolo e del pronostico dagli altri due elementi rende più preciso il senso della sentenza, sia dal punto di vista del simbolismo che dal valore divinatorio. Un esempio di confronto tra una traduzione di Wilhelm e la nostra renderà evidente questi vantaggi:

Esagramma 45, linea mobile 5:

trad. Wilhelm nostra traduzione

Se nel raccogliere si possiede la posizione necessaria non c'è nessuna macchia. Se alcuni non sono ancora solidali in modo verace vi è bisogno di sublime e durevole perseveranza, allora il rimorso svanisce.

Raccolta delle persone di rango. Nessuna sfortuna. Non c'è sincerità. Totalmente fausto. Oracolo a lungo termine: il rimpianto svanisce.

 

In tutti i casi in cui si presentava l'alternativa tra una traduzione astratta o concreta di un termine (come negli esempi precedentemente citati di "modestia" e "topo" o di "fervore" e "elefante") abbiamo di norma preferito la prima, a differenza di Rutt, se tale traduzione si accordava meglio col senso dei commentari delle Dieci Ali.

Per lo stesso motivo, il termine fu è sempre stato tradotto con "sincerità" e non con "prigionieri", come invece fa Rutt. Quindi, l'espressione you fu, tradotta da Rutt "sacrificare prigionieri", è invece sempre resa con "essere sinceri". Un'unica eccezione è quella del titolo dell'esagramma 61: zhong fu che, per conformarci alla traduzione di Wilhelm e della maggior parte degli studiosi, è stato reso con "verità interiore" invece che "sincerità interiore" (in questo caso Rutt traduce: "processare prigionieri").

Per quanto riguarda la dibattuta questione delle cosiddette quattro qualità (yuan heng li zhen), che, tutte insieme o parzialmente, ricorrono con grande frequenza nella maggior parte delle sentenze generali degli esagrammi (fanno eccezione gli esagrammi: 6, 12, 16, 20, 23, 35, 38, 42, 43, 44, 48, 52, 54) e, in misura minore, nelle sentenze delle linee mobili, diamo qui di seguito una tabella che confronta le traduzioni di Wilhelm, della Fondazione Eranos e di Rutt con quella che abbiamo scelto:

Termine cinese trad. Wilhelm trad. Eranos trad. Rutt nostra traduzione
yuan Sublime Sorgente Suprema Suprema
heng Riuscita Crescere Offerta Riuscita
li Propizia Raccogliere Propizio Propizio
zhen Perseveranza Prova Oracolo Oracolo

Come si può vedere, ci siamo conformati alla traduzione di Rutt ad eccezione del termine heng, che abbiamo tradotto con "riuscita" (invece di "offerta"), perchè così è inteso dai commentari delle Dieci Ali.

Facciamo inoltre notare che il termine yuan è sempre stato tradotto con "suprema" ad eccezione dei casi in cui è seguito dal termine "fausto" (nell'espressione yuan ji). In questo caso abbiamo scelto, come fa Rutt, di tradurre "totalmente fausto" invece di "supremamente fausto", che suonava piuttosto ostico in italiano.

 

    Commento alla Sentenza dell'esagramma

Questo testo traduce integralmente la Prima e Seconda Ala (Tuan zhuan).

In linea con la versione di Rutt, la nostra traduzione introduce una novità importante rispetto alla traduzione di Wilhelm e anche della maggior parte degli autori più recenti (Huang, Lynn ed altri). Infatti, quasi tutti i traduttori hanno inteso questi commenti prevalentemente come un insieme di consigli di tipo morale, riferendo gli aggettivi "forte", "gioioso", "luminoso", "mobile", "mite", "pericoloso", "quieto" e "devoto", che ricorrono con grande frequenza, alle doti che il "signore" deve possedere o ai problemi che deve affrontare nella situazione indicata dall'esagramma.

La novità introdotta da Rutt è stata quella di intendere questi stessi aggettivi come riferiti agli specifici trigrammi che compongono l'esagramma. Ogni trigramma ha infatti un aggettivo correlato che abbiamo indicato nella quarta riga della tabella generale dei trigrammi.

In questo modo, il commento non appare più un generico insieme di precetti etici ma assume la forma più precisa di un'analisi "tecnica" della struttura dell'esagramma, valutato secondo i trigrammi componenti e secondo le caratteristiche delle linee (ovvero i criteri di centralità, correttezza, corrispondenza spiegati nel precedente capitolo). Infatti, gli stessi termini "superiore", "inferiore", "esterno", "interno", "appoggiarsi", "essere supportato", "muoversi verso", "essere corretto", "essere centrale", ecc., devono essere intesi in senso tecnico e non morale.

I seguenti due esempi dimostrano il vantaggio della nostra traduzione, basata su Rutt, rispetto a quella di Wilhelm. Le eventuali parole tra parentesi quadre sono quelle che lo stesso Rutt inserisce per chiarire meglio il senso della frase:

Commento alla sentenza dell'esagramma 36:

trad. Wilhelm nostra traduzione
La luce è sprofondata nella terra. Ottenebramento della luce. Bello e luminoso interiormente, gentile e devoto esteriormente, pertanto esposto a grandi avversità - così era il Re Wen. [...] Il trigramma della Luce sprofonda sotto il trigramma della Terra: questo è l'Ottenebramento della luce. Il trigramma interno è "luminoso", quello esterno, con tutte linee morbide, è "devoto", come quando si soffrono grandi avversità. Questo successe al Re Wen. [...]

Commento alla sentenza dell'esagramma 60:

trad. Wilhelm nostra traduzione
Delimitazione: «Riuscita». I decisi e i cedevoli sono ugualmente suddivisi, e i decisi hanno raggiunto i posti mediani. [...] Sereno quando attraversa il pericolo; nel posto appropriato per delimitare; centrale e corretto per unire. [...] Delimitazione. «Riuscita»: le linee dure e morbide sono uguali in numero e le linee dure hanno la posizione centrale. [...] Il "gioioso" insieme al "pericoloso" danno posizioni adatte nella Delimitazione, muovendosi verso il centrale e il corretto [quinta linea]. [...]

Nel primo testo, gli aggettivi "luminoso" e "devoto" non si riferiscono alle qualità interiori e esteriori del Re Wen ma ai rispettivamente ai trigrammi del Fuoco (che è all'interno, cioè è il trigramma inferiore) e della Terra (che è all'esterno, cioè è il trigramma superiore), come mostra la tabella generale dei trigrammi.

Nel secondo testo, "i decisi hanno raggiunto i posti mediani" secondo la traduzione di Wilhelm, sembra essere riferito ad un gruppo di persone determinate che hanno ottenuto posizioni di riguardo, quando invece la frase si riferisce alle linee dure (cioè yang) che hanno ottenuto la posizione centrale in entrambi i trigrammi. Inoltre, non è il signore che deve essere "sereno quando attraversa il pericolo" ma è l'esagramma della Delimitazione che è composto dal trigramma "gioioso" (cioè dal Lago) e dal trigramma "pericoloso" (cioè dall'Acqua) in posizioni adatte (il Lago, acqua tranquilla e più contenuta, deve stare sopra e non sotto l'Acqua, che è una distesa d'acqua più vasta).

 

    Immagine

Questo testo è la traduzione integrale della sezione della Terza e Quarta Ala (Xiang zhuan) intitolata commentario delle figure maggiori (Da xiang).

Contiene una breve descrizione dell'esagramma in base ai due trigrammi componenti, indicati questa volta coi loro nomi più usuali (Fuoco, Acqua, Cielo, ecc.). Del rapporto tra i due trigrammi il testo offre un'interpretazione che, in questo caso, è indubbiamente riferita alla sfera etica. Non ci sono quindi particolari novità, nella nostra traduzione, rispetto a quella di Wilhelm.

 

    Serie

Il breve testo traduce integralmente la Nona Ala (Xu gua), dedicata a spiegare l'ordine di successione degli esagrammi.

Dato che il testo, dopo una breve premessa sulla relazione tra Cielo e Terra (che corrispondono all'esagramma 1 e 2) comincia a spiegare la successione degli esagrammi a partire dall'esagramma 3, abbiamo ripetuto la stessa premessa sia per l'esagramma 1 che per il 2.

Anche qui non ci sono particolari divergenze rispetto alla traduzione di Wilhelm.

 

    Segni misti

E' la traduzione integrale della Decima Ala (Za gua), che tratta gli esagrammi a coppie. Il testo relativo a ciascun esagramma è stato isolato dalla coppia e posto nella pagina corrispondente.

Non ci sono differenze di rilievo rispetto alla traduzione di Wilhelm.

 

    Sentenze aggiunte

Questa sezione traduce le osservazioni aggiuntive che compaiono nella Quinta e Sesta Ala (Da zhuan) solo su alcuni esagrammi. Per questo non è sempre presente.

La traduzione non si discosta fondamentalmente da quella di Wilhelm.

 

    Commenti alle Sentenze delle Linee mobili

Il testo di commento che compare dopo la sentenza di ciascuna linea mobile è la traduzione integrale della sezione della Terza e Quarta Ala (Xiang zhuan) intitolata commentario delle figure minori (Xiao xiang).

Per la traduzione di questi brevi commenti (che sono praticamente delle parafrasi) valgono le stesse osservazioni fatte a proposito del commento alla sentenza dell'esagramma. Infatti, anche se non contengono più gli aggettivi correlati ai vari trigrammi, queste frasi sono state prevalentemente intese da Wilhelm, e anche dalla maggioranza degli autori più recenti, come riferite alla sfera morale.

Nella nostra traduzione, seguendo Rutt, abbiamo invece inteso le parole ricorrenti, come "superiore", "inferiore", "esterno", "interno", "appoggiarsi", "essere supportato", "muoversi verso", "essere corretto", "essere centrale", ecc., in senso "tecnico", riferendole alla posizione della linea, valutata secondo i criteri di centralità, correttezza, corrispondenza e unione, spiegati nel precedente capitolo. Le eventuali parole tra parentesi quadre sono quelle che lo stesso Rutt inserisce per chiarire meglio il senso della frase.

 


 

Come si può dedurre dalle analisi precedenti, non compaiono nelle pagine degli esagrammi, le traduzioni della Quinta e Sesta Ala (ad eccezione dei passi riferiti ad alcuni esagrammi) e della Settima e Ottava Ala.

La Settima Ala doveva in origine costituire un commentario molto più approfondito alle singole linee mobili ma il testo che ci è pervenuto è considerato mutilo in quanto commenta unicamente le linee mobili dell'esagramma 1 e 2. Per questo motivo non è stato tradotto (lo si può trovare comunque, aggiunto agli esagrammi 1 e 2, nella traduzione di Wilhelm).

La Quinta, Sesta e Ottava Ala non riguardano invece i singoli esagrammi ma sviluppano un'interessante riflessione filosofica sul significato degli otto trigrammi e sulle loro relazioni e corrispondenze. Per questo motivo, tali testi saranno inseriti nella sezione STUDI SULL'I CHING.

 


BIBLIOGRAFIA

 

Principali traduzioni dell'I CHING

Blofeld J., I Ching, the book of change, Dutton 1968

Cleary T., I Ching taoista, ed. Mediterranee, Roma 1992

Cordiglia E. J., I Ching, il libro dei mutamenti, ed. Mediterranee, Roma 1987

Da Liu, Come consultare I King per predire il vostro futuro, ed. Astrolabio, Roma 1976

Eranos (a cura di), I Ching, ed. Red, Novara 1996

Huang A., The complete I Ching, the definitive translation by Taoist Master Alfred Huang, Inner Traditions, Rochester Vermont 2004

Legge J., The I Ching: the Book of Changes, Courier Dover Publications, 1963

Lynn R. J., The Classic of Changes: A New Translation of the I Ching as Interpreted by Wang Bi, Columbia University Press, 2004

Philastre, P. L. F., I Ching, il libro dei mutamenti della dinastia Zhou, 2 voll., ed. Mediterranee, Roma 1999

Rutt R., Zhouyi, the book of changes, a new translation with commentary by Richard Rutt, Curzon, New York 2002

Shaughnessy E., I Ching (Classics of Ancient China), Ballantine Books, 1997

Sorrell R. & A. M., I Ching, ed. Tea, Milano 1995

Tsung Hwa, J., The tao of I Ching: way to divination, Taiwan 1983

Whincup G., Rediscovering the I Ching: the first translation to reflect contemporary scholarship regarding this ancient chinese oracle, Doubleday, 1986

Wilhelm R., I King, il libro dei mutamenti, ed. Astrolabio, Roma 1955

Wilhelm R., I Ching, il libro dei mutamenti, ed. Adelphi, Milano 1991

Yan Li, L'I King illustrato, Luni editrice, Milano 2004

 

Studi sull'I Ching

Da Liu, I King e la numerologia, ed. Astrolabio, Roma 1982

Govinda L. A., La struttura interna dell'I King, ed. Astrolabio, Roma 1998

Hacker E. A., The I Ching handbook, Paradigm Publications, 1993

Hook D. F., I King e l'umanità, ed. Astrolabio, Roma 1979

Huang A., The numerology of the I Ching, Inner Traditions, Rochester Vermont 2000

Jullien F., Figure dell'immanenza; una lettura filosofica dell'I Ching, ed. Laterza, Bari 2005

Moore S., The Trigrams of Han, The Aquarian Press, 1989

Perrottet O., I Ching figurato, ed. Hobby & Work, 1991

Ropars F., L'ordre de presentation des hexagrammes du Yi King, Guy Trédaniel éditeur, Paris 1991

Sherrill W. A. & Chu W. K., L'astrologia dell'I King, ed. Astrolabio, Roma 1978

Yang Zu-Hui & Ottino H., Le Livre de la Simplicité, Guy Trédaniel éditeur, Paris 1998

Yap J., The chinese metaphysics compendium, Master academy of chinese metaphysics, 2008

 


 

Cap. 3     Cap. 5