Scolii

delle Ricreazioni Ermetiche

(commento introduttivo e traduzione dal francese di D. Ferrero)

 

Le Ricreazioni Ermetiche (Récréations Hermétiques) e gli Scolii (Scholies) sono i titoli di due preziose opere alchemiche francesi di autore anonimo, probabilmente composte nei primi anni dell'Ottocento.

Le opere occupano i fogli 1039 -1064 del manoscritto classificato come Ms. 362 nella Biblioteca centrale del Muséum National d'Histoire Naturelle di Parigi. Questo manoscritto costituisce l'ultimo di cinque volumi appartenuti originariamente all'alchimista Jean Vauquelin des Yveteaux (1651 - 1716); dopo la sua morte i volumi passarono di mano in mano fino a giungere in possesso del chimico Chevreul. In quest'arco di tempo (verosimilmente nell'epoca di Luigi XVIII), un ignoto proprietario, alchimista e adepto, redasse sulle ultime pagine bianche del quinto volume le opere di cui ci stiamo occupando.

I due testi sono indubbiamente della stessa mano, come testimonia l'identità della scrittura e l'uso di una medesima terminologia. Negli ultimi anni le opere sono state prima pubblicate in Francia separatamente: le Ricreazioni Ermetiche da Bernard Husson [1]  e gli Scolii dalla rivista La Tourbe des Philosophes. [2] Solo nel 1992 le due opere sono state riunite in un unico volume da Gilles Pasquier, che le ha fatte precedere da un ampio e interessante studio introduttivo. [3]  Grande merito di Pasquier è stato anche quello di correggere numerosi errori ed omissioni presenti nelle due edizioni pubblicate da Husson.

Purtroppo queste opere non sono mai state tradotte in italiano. E' per colmare questa lacuna che vogliamo qui offrire ai lettori la nostra traduzione italiana integrale dei 150 Scolii. In una pagina successiva, il lettore potrà trovare la traduzione integrale delle Ricreazioni Ermetiche, che precedono gli Scolii, ad opera di Paolo Quaranta.

Sia le Ricreazioni Ermetiche che gli Scolii sono testi particolarmente "caritatevoli" che rappresentano quasi un unicum nell'ambito della letteratura alchemica: tutte le fasi della Grande Opera vi sono infatti descritte con chiarezza, senza trascurarne nessuna, e, soprattutto, seguendo l'ordine corretto delle operazioni. Rispetto alle Ricreazioni Ermetiche, gli Scolii hanno inoltre il grande pregio della sintesi: in 150 brevi paragrafi l'autore riassume con grande chiarezza tutto il contenuto dell'opera precedente, aggiungendo anche alcune precisazioni importanti.  E' per questo motivo che abbiamo deciso di dedicarci per prima cosa alla traduzione di questa seconda opera: come i lettori avranno modo di apprezzare, con questo efficace compendio, l'anonimo autore ci ha voluto fornire un indispensabile filo d'Arianna che permette realmente di non smarrirsi nel labirinto delle operazioni descritte dai testi classici.  

Prima di passare al testo, riteniamo utile premettere alcune osservazioni che gioveranno alla comprensione dell'opera.

Innanzitutto, deve essere chiaro che il processo della Grande Opera descritto dall'autore è esclusivamente quello della Via Umida (alla quale si si sono attenuti d'altronde la maggior parte dei trattati classici). E' per questo motivo che si noteranno delle significative discrepanze rispetto al processo che abbiamo descritto nel nostro studio sul Labirinto Ermetico e nei nostri due riassunti schematici delle operazioni (Schema illustrato della Grande Opera e Schema della Grande Opera per Via Secca), basati prevalentemente sulle opere di Fulcanelli e Canseliet, che hanno descritto soprattutto la Via Secca. Queste differenze non devono comunque confondere il lettore: come è noto, identiche sostanze o operazioni, indicate con certi termini in un testo, possono essere denominate in modo anche molto diverso in un altro ed inoltre l'aggiunta o la mancanza di certe fasi spesso significa solamente che un autore ha preferito approfondire alcuni dettagli dell'Opera che un altro ha passato invece sotto silenzio.

Al di là dei singoli dettagli, vorremmo tuttavia far rilevare una caratteristica che balza immediatamente agli occhi nel processo per via umida qui descritto se lo confrontiamo con quello per via secca: la Terza Opera è trattata ampiamente dal nostro autore, con ricchezza di dettagli, a scapito però della Prima, sulla quale il testo appare piuttosto elusivo. [4] Nelle descrizioni della via secca forniteci da Fulcanelli, Canseliet, Atorène, Rivière ed altri la situazione è, per così dire, "ribaltata": questi autori dedicano molte pagine a descrivere minuziosamente i dettagli della Fase Preliminare e della Prima Opera ma, solitamente, risolvono la Terza Opera in poche righe, indicandola semplicemente come una lunga "cottura" del Rebis attraverso Regimi progressivi di temperatura. Ciò è comprensibile considerando la differenza delle materie sulle quali l'alchimista lavora nelle due vie.

Mentre nella Via Secca la Prima Opera - che consiste presumibilmente nella preparazione del Regolo marziale stellato d'Antimonio - mette in scena un maggior numero di "attori", ovvero la Stibina, il Ferro, i Sali fondenti (o Fuoco Segreto), i quali subiscono una lavorazione ad alte temperature che può essere descritta con dovizia di dettagli, in Via Umida si opera più semplicemente su un'unica Materia Prima (descritta simbolicamente dal nostro autore come "Argilla") che viene sottoposta ad un lento processo di dissoluzione attraverso l'apporto di Spirito Astrale o Fuoco Segreto (50 abluzioni), per la cui composizione la rugiada gioca un ruolo essenziale.

Ciò spiega anche le differenze nella descrizione della Terza Opera: in Via Secca, una volta ottenuto il Rebis, non rimane che "cuocerlo" alle alte temperature di un forno a riverbero; in Via Umida invece la Terza Opera è sempre un processo di solve et coagula in cui è necessario imbibire lo Zolfo Filosofico col giusto nutrimento, prima l'alimento "latteo" (Latte Virginale Lunare), poi quello "carnoso" (Latte Virginale Solare), ed ogni volta disseccarlo, al fine di fargli attraversare tutti i colori canonici dei 7 Regimi planetari. La maggior parte degli autori che hanno trattato la via umida si è soffermata a descrivere questi Regimi con dovizia di particolari. Sottolineiamo inoltre l'importanza del consiglio che dà qui il nostro autore sul modo di comporre questi alimenti dell'Embrione o Zolfo Filosofico: ogni volta che si raggiunge uno stadio successivo dello Zolfo (Zolfo Filosofico, Zolfo Bianco Incombustibile, Zolfo Rosso Incombustibile, Elisir al Bianco, Elisir al Rosso, ecc.) esso va diviso in due parti, una delle quali sarà conservata per unirla successivamente al Mercurio ed imbibire l'altra parte. E' un dettaglio prezioso, che forse potrebbe servire a gettare un po' di luce sul famoso enigma del RERE - RER trattato da Fulcanelli: se RERE è il Rebis (in quanto composto da RE = Mercurio e RE = Zolfo), RER potrebbe essere l'alimento con cui si imbibisce il Rebis, formato appunto da RE = Mercurio e da R = metà dello Zolfo.

Non abbiamo ancora detto nulla sulla Seconda Opera: anche qui le differenze tra le due vie sono significative. In Via Secca, tutta la Seconda Opera si riduce ad un insieme di Sublimazioni ripetute (Aquile), in cui il Mercurio Comune - già purificato alla fine della Prima Opera attraverso le 3 reiterazioni col Sale - estrae lo Zolfo dalla Terra Rossa e se ne impadronisce, trasformandosi in Mercurio Filosofico o Rebis. Nella Via Umida, i tre processi sono distinti: 1) prima le Sublimazioni purificano il Mercurio dalle sue fecce, le quali andranno a costituire la Terra delle Aquile, 2) poi il Mercurio Comune purificato estrarrà da questa Terra (preventivamente unita con le ceneri del Caput della Prima Opera) lo Zolfo Filosofico (chiamato dal nostro autore Tintura Rossa); 3) solo alla fine Mercurio e Zolfo (Tintura Bianca e Tintura Rossa) saranno riuniti insieme nel Rebis.

Ci siamo dilungati fin troppo su questo confronto tra le due vie ma un'ultima precisazione, di natura terminologica, è necessaria: essa riguarda il termine "Mercurio Filosofico". Si noti bene che il nostro autore utilizza sempre questo termine come sinonimo della sostanza che, nelle nostre spiegazioni, abbiamo chiamato Mercurio Comune, Semplice, Dissolvente o Primo Mercurio. Il Secondo Mercurio o Rebis, quello che noi, in linea con la maggioranza dei testi classici, abbiamo chiamato appunto Mercurio Filosofico, è invece denominato dal nostro autore solo come Mercurio Doppio o Ermafrodito.

Al fine di seguire più agevolmente il testo che presentiamo abbiamo preparato uno Schema della Grande Opera per Via Umida che riassume tutte la fasi degli Scolii (tenendo conto anche delle eventuali precisazioni che si trovano nelle Ricreazioni Ermetiche, tradotte in un'altra pagina). Dal confronto di questo schema con lo Schema illustrato della Grande Opera e lo Schema della Grande Opera per Via Secca il lettore potrà ricavare ulteriori preziose informazioni sulle somiglianze e le differenze tra le due vie.

 

 

Scolii

 

 

 

 

1.            Essendo tutto acqua in principio, l’Universo e tutto ciò che contiene è derivato dalle Acque.

 

 

2.            L’Acqua è un composto di diversi principi; se così non fosse, essa non sarebbe soggetta a fermentazione né a putrefazione.

 

 

3.            L’Acqua fermentata, imputridita e disseccata forma un fango che si può chiamare Acqua secca.

 

 

4.            Questo Fango, questa Acqua secca, è l’argilla dalla quale è stato formato il Colosso del mondo.

 

 

5.            L’Argilla è una Terra untuosa, grigia e pesante con la quale si fa il Mattone.

 

 

6.            L’alcalescenza, e non il grasso, costituisce la sua untuosità e la rende saponosa.

 

 

7.            Questo è ciò che la rende mescolabile con i corpi grassi, ma non in modo intimo: al minimo calore il grasso si separa.

 

 

8.            Quindi l’Argilla non è formalmente un Alcali; ma ha una qualità prossima alla sua natura. Occupa una posizione intermedia.

 

 

9.            Essa passa sovente allo stato di creta o di calce, ma imperfettamente: essa conserva ora più ora meno gran parte della sua prima forma.

 

 

10.         Le terre gialle, rosse, verdi, ecc., sono di questa Natura, ma con l’aggiunta di Tintura minerale.

 

 

11.         Questa Tintura è prodotta per mutazione di una parte della terra prima in un vetriolo della natura del ferro o del rame.

 

 

12.         La doppia azione dello Spirito aereo e dello spirito minerale provoca queste diverse mutazioni.

 

 

13.         Lo Spirito Astrale, aereo e universale introdotto in questo soggetto, a seconda della sua purezza, gli dona una forma più o meno nobile.

 

 

14.         La pietra, il marmo, i sali, i Cristalli e i minerali traggono la loro origine da questa Terra.

 

 

15.         L’Argilla è la matrice naturale e prima del mondo intero: lo Spirito astrale ne è la semenza.

 

 

16.         Lo Spirito astrale è, senza ambiguità, la luce del Sole e degli astri di cui l’aria e i cieli sono pervasi.

 

 

17.         Nel nostro sistema terrestre, il sole è il padre di questo spirito, la Luna ne è la madre.

 

 

18.         La Luna è chiamata madre dello Spirito astrale perché la sua luce vivifica trae origine dal Sole.

 

 

19.         Siccome tutti gli astri vi aggiungono la loro luce, il suo vero nome è quello di Spirito universale.

 

 

20.         Bisogna che questo spirito, che è un fuoco, sia dissolto da un altro fuoco e divenga Acqua.

 

 

21.         Si raccoglie questo spirito nel grande mare dei saggi che è l’aria, per mezzo di un acciaio magico che è della stessa natura.

 

 

22.         Il fuoco centrale racchiuso in tutti i corpi è un acciaio magico.

 

 

23.         Questa parola “magico” vi mostra che non si tratta affatto di un vero acciaio, ma che lo si denomina così per comparazione.

 

 

24.         Tutti i corpi che hanno vita attraggono l’aria per il loro nutrimento. Il regno animale è quello in cui questa attrazione avviene in modo più manifesto.

 

 

25.         Appena lo spirito astrale è attratto, viene ridotto in un’acqua con la quale i saggi fanno il loro fuoco segreto.

 

 

26.         Sebbene tutti i periodi siano propizi per questa attrazione, la primavera è la stagione più conveniente, poi l’autunno.

 

 

27.         In questi due periodi la Natura si rigenera e l’aria è più ricca di questo spirito vitale.

 

 

28.         Essendo la Luna la madre di questo spirito, ce lo dona solo quando è luminosa.

 

 

29.         Di conseguenza, più la sua luce è intensa, più questo spirito è abbondante.

 

 

30.         La Terra è rotonda, e il suo moto è da occidente ad oriente.

 

 

31.         Essendo lo spirito sospinto verso i Poli da questo moto, e non trovando riposo che verso il Nord, lì vi si rifugia.

 

 

32.         Poiché la sua patria è il Nord, è in questa regione dell’atmosfera che ne va fatta la raccolta.

 

 

33.         Appena il Sole appare sull’orizzonte disperde lo spirito: bisogna interrompere il lavoro.

 

 

34.         Esaù vendette a Giacobbe il suo diritto di primogenitura per un piatto di lenticchie: così bisogna dividere la sua terra.

 

 

35.         Bisogna far piovere su questa terra la rugiada del cielo, cioè lo spirito, in modo che essa ne sia imbevuta.

 

 

36.         Fa che la terra non sia troppo imbevuta, né lo sia troppo poco, ma che sia resa molle.

 

 

37.         La quantità d’umidità che la terra può contenere è il peso di natura. La terra che contiene è il vaso.

 

 

38.         Bisogna dispensare l’acqua alla terra solo dopo il suo perfetto disseccamento.

 

 

39.         Inumidire e disseccare costituiscono il giorno naturale.

 

 

40.         Ogni umettazione è chiamata coobazione e ogni disseccamento distillazione.

 

 

41.         Ad ogni imbibizione il fuoco centrale trattiene la porzione spirituale del fuoco Segreto, il flegma si dissipa completamente.

 

 

42.         O piuttosto l’acido e l’Alcali si congiungono per non separarsi più, a causa della conformità della loro Natura.

 

 

43.         Fintanto che l’Alcali domina perdura il regno della secchezza: ma quando l’acido, a sua volta, diventa predominante fa regnare l’umidità.

 

 

44.         La predominanza dell’acido causa la dissoluzione dei corpi e conduce alla fermentazione.

 

 

45.         Questa fermentazione non è altro che un combattimento tra l’acido e l’alcali, durante il quale si uccidono a vicenda.

 

 

46.         L’acido ha pertanto sopraffatto il fisso perché lo ha condotto alla dissoluzione; ma il fisso ha anche vinto lo spirito volatile che resta privo della capacità d’agire.

 

 

47.         Dall’acido e dall’alcali riuniti si forma una natura androgina o ermafrodita.

 

 

48.         Una volta completata la fermentazione, segue la Putrefazione e pone il Sigillo al primo lavoro.

 

 

49.         Ci sono state 50 Nereidi o dee dell’umidità, 50 figlie di Danae che sposarono i 50 figli d’Egitto.

 

 

50.         Ci vogliono 50 abluzioni dello spirito sulla terra, o 50 sposalizi dell’acido e dell’alcali, del cielo con la terra, per ottenere la dissoluzione.

 

 

51.         L’alcali, che svolge la funzione di femmina, sormonta 49 volte il suo maschio, che è lo spirito; ma, venendogli a mancare le forze alla 50a volta, vi resta congiunto.

 

 

52.         Si cessano le abluzioni non appena compare la fermentazione. Si paragona questo fuoco al bagno-Maria.

 

 

53.         Il calore che aumenta nella putrefazione è paragonato a quello del letame.

 

 

54.         È solo nella putrefazione che la congiunzione è realizzata. I principi racchiusi in una sola sostanza non possono più essere separati, e questo è ciò che si chiama Sigillo Ermetico.

 

 

55.         Dal carbone, che è nero, si ottiene della cenere grigia, e da questa cenere si ricava un sale grazie alla continuazione del fuoco.

 

 

56.         Il corpo, annerito per la putrefazione, diventa grigio ed è paragonato alle ceneri; in seguito diventa bianco ed è il vero sale di natura o il salnitro dei saggi, cioè il Sale della loro pietra.

 

 

57.         I saggi paragonano ancora la loro materia al sapone, perché, indipendentemente dalle sue proprietà particolari, essa è come il sapone, composto da un alcali al quale è unito il grasso dello Zolfo.

 

 

58.         Nella cenere, dicono i saggi, è racchiuso il Diadema del nostro giovane re; nella terra che rimane, dopo l’estrazione del sale, c’è lo zolfo.

 

 

59.         Lo zolfo si manifesta in questa terra grazie alla sua cozione col nostro spirito o fuoco Segreto.

 

 

60.         I filosofi chiamano fuoco esterno la somministrazione dello spirito al corpo, dell’acido all’Alcali, o l’eccitazione prodotta tra il sale e l’umido.

 

 

61.         Geber definisce la sublimazione l’elevazione, grazie al fuoco, di una cosa secca, con aderenza al vaso; e ciò lo fa per esprimere la putrefazione e l’esaltazione della sostanza, in quanto il fuoco, la cosa secca e il vaso sono insieme una stessa cosa.

 

 

62.         Il sale dei saggi ha bisogno di essere esaltato per diventare il loro mercurio. Essi contano nove sublimazioni.

 

 

63.         Le sublimazioni si fanno come il primo lavoro, con la somministrazione del fuoco esterno.

 

 

64.         Il mercurio deve essere fatto per mezzo del Mercurio; in altre parole, il fuoco deve essere della stessa sostanza del corpo sottoposto al lavoro.

 

 

65.         Perché avvenga così, bisogna dissolvere nello spirito una parte del sale per fare le Imbibizioni.

 

 

66.         Per questo scopo, si fanno, in ciascuna sublimazione, due parti del suo Sale; una rimane secca e si dissolve l’altra per imbibire.

 

 

67.         Si producono così una nuova dissoluzione, fermentazione e putrefazione, tanto più rapide quanto più il sale è maggiormente elevato in dignità.

 

 

68.         Queste sublimazioni, che Filalete chiama le sue aquile, non possono oltrepassare il numero di nove.

 

 

69.         In ciascuna sublimazione del Sale di natura o mercurio, si separa sempre, per mezzo della dissoluzione, un po’ di terra che bisogna riunire alla prima.

 

 

70.         Sono tutte queste terre riunite che vanno messe assieme al nostro spirito, per avere lo zolfo.

 

 

71.         In questa cottura, non bisogna aspettarsi nessuna dissoluzione, né fermentazione, né putrefazione; il corpo non fa altro che arrossarsi sempre di più e giunge ad un colore bruno che è l’ultimo.

 

 

72.         Per avere questa Tintura color del sangue che è l’oro solare, l’aceto acerrimo, o lo spirito di vino di R. Lullo, ecc., bisogna versare sopra la terra rossa il Mercurio filosofico all’altezza di due o tre dita; allora essa si separa dolcemente e galleggia sul mercurio come una Quinta essenza.

 

 

73.         Quando si dissolve con lo spirito astrale il sale, che è il mercurio, bisogna mettere la dissoluzione in un luogo fresco, il mercurio si riunisce allora sulla superficie dello spirito sotto forma di crema, ma è un sale, o un’acqua secca che, benché liquida, non bagna le mani.

 

 

74.         Restano nello spirito due tipi di sali diversi dal mercurio: un sale nitroso e un sale fisso.

 

 

75.         Facendo subire a questi sali il lavoro delle aquile, e elaborandoli l’uno per mezzo dell’altro, giungono tutti e due ad una perfetta forma mercuriale.

 

 

76.         Ci sono due vie per ottenere lo zolfo; la via umida e la via secca.

 

 

77.         La via umida è quella che ho appena insegnato, è la più lunga, ma anche la più nobile, a causa delle difficoltà da superare.

 

 

78.         La via secca, come quella seguita da Flamel e da B. Trevisano, conduce alla meta, sebbene [sia una meta] particolare.

 

 

79.         Essa consiste nel separare la Tintura dell’oro comune col mercurio della settima aquila.

 

 

80.         Si risparmia così il tempo che dovrebbe essere impiegato per due [ulteriori] sublimazioni del mercurio e per l’intera cottura della terra delle aquile.

 

 

81.         Quando si è seguito il processo per via umida bisogna gettare la terra che rimane dopo l’estrazione della Tintura. È una terra dannata e nociva.

 

 

82.         Qualunque sia la via che avete seguito, bisogna [ora] procedere al matrimonio dello Zolfo e del Mercurio.

 

 

83.         Sono dei Nuovi Cieli e una Nuova Terra che voi congiungerete assieme, e che produrranno una nuova Gerusalemme con un re molto potente.

 

 

84.         Prendete una parte del vostro Zolfo o Tintura, lasciatela seccare e si formerà una terra molto dolce e gradevole al tatto, di un rosso bruno.

 

 

85.         Fate col Mercurio le vostre imbibizioni, come nella prima operazione, seguendo i pesi di Natura.

 

 

86.         Dopo 40 Imbibizioni che sono stimate durare 40 giorni, il corpo si dissolverà, fermenterà e imputridirà.

 

 

87.         Sono queste due Tinture, una rossa e l’altra bianca, che il Contadinello chiama i suoi due fiori, e che altri hanno chiamato Grande e piccola Lunaria [opp. Grande (tintura) e piccola (tintura) Lunare].

 

 

88.         Bisogna condurre questa tintura rossa alla bianchezza tramite le imbibizioni col mercurio.

 

 

89.         Queste imbibizioni devono essere fatte in modo che la terra rimanga dura, benché bagnata.

 

 

90.         La Scienza si ferma ai principi; ma l’arte consiste nel saper dissolvere e putrefare.

 

 

91.         Chi ha raggiunto il gradino della putrefazione è reputato maestro, perché, sebbene sia il gradino più basso dell’Opera, è ritenuto il più elevato a causa delle difficoltà necessarie per giungervi.

 

 

92.         È stato compiuto il passo principale per arrivare alla bianchezza che è una medicina suprema contro tutti i tipi di mali.

 

 

93.         Non è che non rimangano alcune difficoltà da superare, ma non sono insormontabili.

 

 

94.         Non si arriva immediatamente di seguito alla bianchezza, bisogna prima dissolvere e annerire.

 

 

95.         Bisogna che ci sia una dissoluzione radicale, e che il corpo sia ridotto nelle sue più minute parti, sebbene non sia paragonabile a dell’acqua fluviale o simile.

 

 

96.         È a torto che alcuni filosofi hanno detto di annerire il bianco, perché, sebbene la bianchezza sorga dalla nerezza, è tuttavia il rosso che è stato [prima] sbiancato e analogamente che è stato di conseguenza [prima] annerito.

 

 

97.         Del resto questa nerezza è un velo tenebroso che copre tanto la bianchezza come il rossore.

 

 

98.         La dissoluzione è chiamata il Sigillo di Mercurio, il bagno-Maria, il bagno del Re. Invece la putrefazione, di cui la nerezza è il simbolo, è [chiamata] il letame di caprone o di cavallo, e il Sigillo di Saturno.

 

 

99.         La dissoluzione è intesa da alcuni come la prima materia dei saggi, da altri è intesa così la putrefazione, e ciò a causa della riunione essenziale e inseparabile delle due sostanze.

 

 

100.      In ogni caso, la dissoluzione è propriamente il caos dei saggi, nel quale il Cielo e la Terra sono racchiusi, e la putrefazione è il loro principio materia [principio materiale].

 

 

101.      Non è che al termine di 40 imbibizioni che il corpo si dissolve, fermenta e imputridisce.

 

 

102.      Questa prima nerezza si chiama Testa di Corvo, Saturno o Piombo dei filosofi.

 

 

103.      Come nel primo lavoro, si smette di somministrare il fuoco esterno quando la dissoluzione è completa.

 

 

104.      La materia è condotta dal suo proprio fuoco fino al cerchio della bianchezza che è la luna dei filosofi, Diana, Latona o il Lattone sbiancato.

 

 

105.      La bianchezza comincia con un cerchio capillare che si estende di giorno in giorno fino al centro; ma prima di arrivare alla bianchezza, la materia passa dal nero al grigio,che è il colore intermedio e che si chiama fuoco di cenere e il Sigillo di Giove.

 

 

106.      Il passaggio dal nero al bianco è contrassegnato dall’apparizione di numerosi colori, tra i quali predomina il verde: cosa che ha fatto attribuire alla bianchezza il nome di Leone verde.

 

 

107.      I saggi chiamano questi colori Iride, o Coda di Pavone.

 

 

108.      Si paragona questo lavoro fino alla bianchezza al fuoco di Riverbero.

 

 

109.      La bianchezza, che abbiamo detto essere il regno della Luna, non è che una mezza generazione. I saggi la chiamano terra foliata per due motivi principali.

 

 

110.      1° è che quando la si guarda da vicino, rassomiglia a delle foglie di Talco brillante.

 

 

111.      2° è che la putrefazione da cui proviene è il simbolo dell’inverno durante il quale la terra è coperta di foglie, da cui una nuova terra si forma in primavera, terra che è chiamata terra delle foglie.

 

 

112.      Poiché la materia non può andare più oltre per mezzo del suo proprio fuoco, bisogna ricominciare il fuoco esterno.

 

 

113.      Per prepararsi in anticipo alla moltiplicazione, bisogna separare in due la materia.

 

 

114.      Se ne mette una porzione da parte, e si conduce l’altra al rossore, continuando il lavoro.

 

 

115.      Si riprende quindi qui il lavoro delle imbibizioni col mercurio, osservando i pesi di Natura.

 

 

116.      Bisogna, come la prima volta, che la terra rimanga intera al fondo del vaso.

 

 

117.      La materia perde a poco a poco la sua bianchezza e giunge ad un colore verde che è simile al Vetriolo, e che si chiama il Sigillo di Venere.

 

 

118.      Grazie alla continuità del fuoco, essa acquista un colore giallo zafferano che è il Sigillo di Marte.

 

 

119.      Poiché la materia non può acquisire un maggiore rossore con lo stesso grado di fuoco, bisogna aumentarlo.

 

 

120.      Si aumenta il fuoco imbibendo il corpo col mercurio Rosso che è stato conservato.

 

 

121.      Si continua in questo modo fino a che la materia abbia acquisito un colore Rosso bruno.

 

 

122.      Prima di giungere a questo rosso scuro, essa assume un bel color porpora.

 

 

123.      La materia giunta al rosso bruno molto scuro è il vero ORO fluido dei saggi, il loro sole, la loro medicina universale.

 

 

124.      A parte le moltiplicazioni, non ci sono più difficoltà da affrontare.

 

 

125.      Si possiedono due medicine; una bianca e l’altra rossa per guarire tutte le malattie.

 

 

126.      Queste due medicine non sono solamente utili agli uomini, ma anche ai vegetali e ai minerali.

 

 

127.      Un albero quasi morto, innaffiato con un’acqua in cui sarà stato disciolto un solo grano in peso di questa medicina, riprenderà vita, fiorirà, e fruttificherà.

 

 

128.      Con questa medicina si operano un’infinità di meraviglie al di sopra del potere naturale.

 

 

129.      Se proiettate un grano della medicina bianca su dieci di buon argento, il tutto diventerà una medicina di cui un grano ne trasmuterà 100 di metalli imperfetti in argento migliore di quello delle miniere.

 

 

130.      Un grano di medicina rossa proiettato su del buon oro in fusione, produrrà dell’oro secondo la stessa proporzione.

 

 

131.      Per fare delle perle più grosse e più belle di quelle naturali, è sufficiente dissolverle col mercurio e in seguito modellarle.

 

 

132.      Si aumenta nello stesso modo il peso e la bellezza del Diamante e delle pietre preziose.

 

 

133.      Si fanno dei Rubini artificiali, molto più brillanti di quelli naturali, con l’aggiunta di tintura Rossa.

 

 

134.      Ma non c’è che Dio solo che possa richiamare i corpi dalla morte alla vita.

 

 

135.      La tintura Rossa è il settimo e ultimo Sigillo di Ermete, che appartiene al Sole.

 

 

136.      Si procede alla moltiplicazione con dei parenti di uno stesso sangue.

 

 

137.      Si chiamano parenti di uno stesso sangue le tinture bianche e rosse di una medesima operazione.

 

 

138.      Il mercurio che non è stato accoppiato con la tintura rossa non è idoneo a moltiplicare.

 

 

139.      Le medicine bianca e Rossa del primo grado sono parenti di uno stesso sangue, e possono moltiplicare.

 

 

140.      È per questa intenzione che si separano le medicine in due, nei Cerchi della bianchezza e del rossore.

 

 

141.      Si procede alla prima moltiplicazione prendendo una parte di tintura rossa che si dissolve con quella bianca che è stata conservata.

 

 

142.      Bisogna precedentemente dissolvere la bianca col mercurio per procedere alle imbibizioni.

 

 

143.      Si ricomincia allora il primo lavoro con le stesse condizioni e osservando i pesi di Natura.

 

 

144.      Il puro separato dall’impuro dimezza ogni volta il tempo dell’operazione.

 

 

145.      La proiezione di questa seconda medicina si fa su 100 [grani] d’argento o d’oro, [che valgono] come fermento, e in seguito su mille [grani] di metalli imperfetti.

 

 

146.      Poiché i pesi e la virtù della medicina aumentano di dieci a ciascuna moltiplicazione, un’oncia, della nona [moltiplicazione], trasmuterà un milione [di once] in purissimo metallo d’oro o d’argento.

 

 

147.      La virtù di questa medicina è così grande che essa può in un istante trasformare tutta la Natura sublunare.

 

 

148.      È perché i malvagi non possano avvicinarsi che i saggi la mantengono così nascosta.

 

 

149.      Oltrepassata la nona moltiplicazione la medicina non può più essere contenuta; essa fluisce attraverso il vetro, come l’olio attraverso la carta.

 

 

150.      L’intera Opera si compie in 150 giorni, eccettuate le moltiplicazioni che possono condurre a duecento.

 

 

 

FINE

 


[1] Récréations Hermétiques, in Deux traité alchimiques du XIX siècle, présentation et commentaires par B. Husson, L'Omnium Littéraire, Paris 1964, pp. 237-258.

Récréations Hermétiques, in Anthologie de l'Achimie, avertissement, introduction et commentaires par B. Husson, Belfond, Paris 1971, pp. 301 - 321.

[2] Cent cinquante scholies, in La Tourbe des Philosophes, 1981, XIV, pp. 34 - 43 e XV - XVI, pp. 47 - 56

[3] G. Pasquier, L'entrée du labyrinthe ou Introduction à l'Alchimie suivie des Récréations hermétiques et des Scholies, deux manuscrits d'alchimie du XIX siècle, Editions Dervy, 1992, pp. 91 - 156.

[4] Ciò è in linea col modo di procedere di quasi tutti gli autori che hanno trattato la via umida. In molti testi classici la Prima Opera non compare nemmeno e il trattato comincia direttamente dalla Seconda, chiamandola però Prima Opera (così che la Terza Opera sarà denominata Seconda): si tratta di uno "slittamento" di numerazione voluto, che spesso disorienta l'ignaro lettore.